Il fotografo di Mauthausen

 La fotografia è il suo rapporto ambiguo con la realtà: racconto oggettivo o reinterpretazione?









Introduzione 

Questo post serve per fare una riflessione sul rapporto della fotografia con la realtà, come esempio userò il film “ il fotografo di Mauthausen”


Sinossi

Durante la seconda guerra mondiale, viene catturato Francisco Boix un fotografo Catalano, viene mandato al campo di concentrameno di Mauthauseun, dove si dedica a fotografare quello che succede nella campo.

Storia dei prigionieri

I prigionieri erano stati imprigionati per aver combattuto il regime nazista, prevalentemente erano di nazionalità spagnola ed erano stati catturati dopo essere scappati dalla Spagna.
Mauthausen era un campo occupato da ogni tipo di prigioniero dagli ebrei agli omosessuali, dagli oppositori politici ai rom. Si calcolava una vita media di 3 mesi per coloro che venivano costretti ai lavori forzati.

Per riconoscere le nazionalità dei prigionieri venivano cucite nella loro uniforme. I prigionieri che vengono identificati con il triangolo azzurro sono dei “ senza patria “.

Macchina fotografica 

Il fotografo usa un modello di macchina fotografica che si chiama Leica, che solo in pochi potevano permettersi in quei tempi e veniva utilizzata principalmente da chi lavorava in grandi eventi.













Due modi di vedere la fotografia

Nel film c’è una differenza di pensiero tra il responsabile del campo e Francisco Boix;

Il primo ritrae nelle sue foto situazioni di quotidianità nel campo non vere, per far sembrare il campo più accogliente ed invitante, infatti cerca sempre lo scatto perfetto sistemando le luci sempre in maniera precisa e creando composizioni non veritiere rispetto alla realtà;

Francisco boix invece ritrae la realtà, le situazioni spiacevoli del campo che non possono che creare ribrezzo a chi le guarda, lui privilegia la spontaneità delle situazioni e della luce.

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